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La Trasformazione della Cittadinanza nell’Era Digitale
Verso una Nuova Ecologia delle Interazioni
Introduzione
L’era digitale sta ridefinendo profondamente il concetto di cittadinanza, non solo come status giuridico, ma come pratica di partecipazione, appartenenza e responsabilità condivisa. Le tecnologie digitali non si limitano a strumentalizzare la comunicazione: stanno trasformando le stesse condizioni della vita sociale, politica ed ecologica.
In questo contesto, emerge una nuova ecologia delle interazioni, in cui la distinzione tra umano e non umano, natura e tecnologia, individuo e sistema, si fa sempre più sfumata. La cittadinanza non è più esclusivamente un rapporto tra individui e istituzioni statali, ma si estende a una rete complessa di entità — algoritmi, dati, dispositivi, ambienti — che partecipano, in modi diversi, alla costruzione della realtà sociale.
Questo articolo intende esplorare questa trasformazione, non per proporre soluzioni definitive, ma per aprire uno spazio di riflessione condivisa su ciò che significa essere cittadini oggi.
1. La crisi dell’umanesimo e la fine della democrazia rappresentativa
La democrazia occidentale si è fondata su un’idea specifica di società: un insieme di individui umani, liberi e uguali, che partecipano alla vita pubblica attraverso la delega politica. In questo modello, l’azione politica è concepita come il luogo del conflitto, della contrattazione e della decisione tra soggetti umani.
Tuttavia, questa visione sta mostrando i suoi limiti. Oggi, sappiamo che la società non è composta solo da esseri umani.
Algoritmi, database, sensori, piattaforme digitali, intelligenze artificiali: tutte queste entità non umane sono attive, operative, decisive nel funzionamento delle nostre istituzioni, dei mercati, dei servizi pubblici. Non sono semplici strumenti. Sono parti costitutive dei processi decisionali.
Questa presenza attiva di entità tecniche e informatiche pone una domanda cruciale: dove finisce l’azione umana e inizia quella del sistema? E, di conseguenza: chi partecipa davvero alla vita politica?
La cittadinanza digitale non è un semplice aggiornamento tecnologico della cittadinanza tradizionale. È un cambiamento di paradigma, che ci costringe a ripensare il ruolo dell’umano nella governance.
2. Dai parlamenti alle piattaforme: la governance come processo relazionale
Le istituzioni rappresentative — parlamenti, consigli, assemblee — restano fondamentali. Ma non sono più gli unici luoghi della decisione politica.
Le piattaforme digitali stanno assumendo un ruolo crescente nella definizione delle agende pubbliche, nella raccolta delle opinioni, nella formulazione delle proposte. In diversi contesti internazionali, si stanno sperimentando modelli innovativi di democrazia partecipativa digitale, in cui la tecnologia non sostituisce la politica, ma ne amplifica la portata e l’inclusività.
Tuttavia, queste piattaforme non sono neutre. Sono progettate, e il loro design influenza profondamente le modalità di interazione, di visibilità, di potere. La governance digitale non è solo questione di accesso, ma di architettura delle relazioni.
In questo senso, la governance non è più soltanto una questione politica o etica, ma anche tecnica e progettuale. È un design civico, che coinvolge non solo le persone, ma anche i sistemi che le connettono.
3. Net-attivismo: una nuova forma di azione collettiva
Il net-attivismo non va inteso come una semplice estensione del politico al digitale. È una nuova modalità di azione, che si sviluppa all’interno delle reti digitali e che supera le dicotomie tradizionali — tra pubblico e privato, tra online e offline, tra umano e tecnico.
Movimenti come la Primavera Araba, Occupy Wall Street, i Gilets Gialli non sono nati da partiti o sindacati. Sono emersi spontaneamente da dinamiche relazionali diffuse, spesso senza leadership centralizzate, e si sono articolati attraverso strumenti digitali.
Negli ultimi anni, anche le mobilitazioni per Gaza in Italia si inseriscono in questa nuova ecologia del politico. Come osserva Federico Fubini, queste proteste non vanno lette solo come reazione a un conflitto internazionale, ma anche come espressione di un malessere più profondo — legato all’ingiustizia economica, alla disillusione verso le istituzioni, alla sensazione di impotenza.
La ricerca del centro Atopos (Università di San Paolo, USP) ha definito questi fenomeni come “atopici”: non legati a un luogo fisico, ma distribuiti in una rete di connessioni che si attivano e disattivano in tempo reale. Il canale YouTube di Atopos offre approfondimenti su questi temi (guarda qui).
Questi movimenti non si limitano a “scendere in piazza”. Passano dalla rete alla strada, e dalla strada di nuovo alla rete, in un ciclo continuo di azione e riflessione.
Il net-attivismo, in questo senso, non è un’alternativa alla politica. È una nuova ecologia politica, in cui l’azione collettiva si realizza attraverso la connessione, non attraverso la rappresentazione.
4. Le pandemie come rivelazione: la comunità oltre l’umano
Le pandemie hanno reso visibile ciò che era già presente: la comunità umana non è autonoma.
Virus, clima, inquinamento, sistemi sanitari, reti di trasporto: tutti questi elementi non umani sono parte attiva della vita sociale. La gestione delle crisi sanitarie ha mostrato come decisioni politiche cruciali siano oggi mediate da dati, algoritmi, modelli predittivi.
La “comunità” non è più un insieme di individui. È un sistema ibrido, in cui umani e non umani co-determinano la realtà.
In questo contesto, la cittadinanza non può limitarsi a un diritto legale. Deve diventare una pratica di cura reciproca, che riconosce la dipendenza tra tutti gli elementi del sistema — biologici, tecnologici, sociali.
5. Verso una nuova ecologia delle interazioni
La cittadinanza digitale, quindi, non è solo una questione di accesso alla tecnologia.È una trasformazione profonda del modo in cui abitiamo il mondo.
Come ha osservato Massimo Di Felice, viviamo ormai in ecologie atopiche, reticolari, simpoietiche:
- Atopiche: senza un luogo fisso, ma presenti in molteplici contesti relazionali
- Reticolari: definite da connessioni piuttosto che da gerarchie
- Simpoietiche (Donna Haraway): in cui gli esseri viventi e tecnici co-creano il mondo
Il sito di Massimo Di Felice offre approfondimenti su questi temi (visita qui).
In questo nuovo contesto, la governance non è più solo una questione di rappresentanza o di decisione. È un processo di cura delle relazioni, in cui il design dei dati, delle piattaforme, delle interfacce diventa una forma di responsabilità civica.
Questa è la svolta epocale: la politica non è più solo soggetto-centrica. È sistema-centrica.
E la nostra responsabilità? Non è più solo quella di “esprimere un voto”. È quella di partecipare consapevolmente alla costruzione di sistemi giusti, sostenibili, inclusivi.
Conclusione
La trasformazione della cittadinanza nell’era digitale non è un processo tecnico. È un processo etico, culturale, politico.
Richiede una nuova consapevolezza:
👉 che non siamo soli nel decidere
👉 che le tecnologie non sono neutre
👉
che la partecipazione non si esaurisce nel voto, ma si estende al modo
in cui progettiamo, usiamo e governiamo gli strumenti digitali
La cittadinanza digitale, allora, non è un destino. È una scelta collettiva.
E ogni scelta che facciamo — nell’uso dei dati, nella progettazione delle piattaforme, nella cura delle relazioni — è già un atto politico.
Fonti e Riferimenti
- Di Felice, Massimo — www.massimodifelice.net
- Haraway, Donna (2016). Staying with the Trouble. Duke University Press
- Lovelock, James (1979). Gaia: A New Look at Life on Earth
- Atopos, Universidade de São Paulo (USP) — Canale YouTube
- BCE (2024). Potere d’acquisto dei salari in area euro
- OCSE (2024). Salari reali e inflazione in Italia
- Mediobanca (2024). Rapporto sulle società italiane
- Fubini, Federico — La discesa record dei salari reali in Italia, Corriere della Sera (2025) — leggi l’articolo
- Bartolini, Stefano — Il bicchiere mezzo pieno del prof che studia la felicità, StartupItalia (2025) — leggi l’articolo
- Krafft, Andreas — Ricerca internazionale su preferenze sociali (2024)
Invito alla riflessione
Questo articolo non vuole fornire risposte.Vuole aprire uno spazio di pensiero condiviso.
Ti invito a chiederti:
- In che modo le tecnologie che usi ogni giorno influenzano la tua partecipazione sociale?
- Dove si prendono le decisioni che riguardano la tua vita?
- Come possiamo progettare sistemi digitali che rispettino la vita, non solo l’efficienza?
Perché ogni tecnologia è un atto di cura.
O di estrazione.
La scelta è nostra.